“Amleto Principe di Airola” al Festival Portami Là Fuori

L’essere o non essere dei ragazzi dell’IPM di Airola

Articolo di Giuseppe Onofrio – Istituto Superiore A. Lombardi, Airola (BN)

Foto Helio Gomes

«Fermi! Eccoci qua… Finalmente arriva la risposta alla domanda iniziale: Amleto farà vendetta? Sembra di sì… ma Amleto, veramente, nel profondo del suo cuore, la vuole fare, o no? È  giusto che Amleto deve passare tutta la vita sua dentro a un carcere per una scelta che, in fondo, non voleva fare? Scegliete voi, siete voi il cuore di Amleto, parlategli, urlategli la vostra scelta… e fatevi sentire!»

Questa è la richiesta che dalla scena arriva al pubblico, una richiesta con un proprio risvolto metaforico assolutamente non secondario.

“Amleto di Airola” è l’opera messa in scena il 9 Luglio 2021, dai ragazzi dell’Istituto Penale per Minorenni (IPM) di Airola. Abbiamo avuto l’occasione di vedere la rivisitazione in chiave moderna e parodica del celebre dramma shakespeariano andata in scena nel teatro dell’IPM. Lo spettacolo ha aperto le danze della prima edizione del Festival Portami là fuori organizzato dall’associazione Crisi Come Opportunità (CCO), che ha come scopo quello di far conoscere al territorio di Airola le diverse attività (laboratori di sceneggiatura, di teatro, di scrittura rap, etc. etc.) portate avanti dai ragazzi dell’IPM, con il coordinamento e la supervisione di professionisti del settore: Maurizio Braucci, sceneggiatore e regista dell’Amleto, Luca Caiazzo in arte Lucariello, rapper napoletano, Fabrizio Nardi, Pino Beato, Fabrizio Genovese.

Siamo stati particolarmente colpiti dalla vitalità e  dall’entusiasmo con cui i ragazzi, pur consapevoli della propria situazione, hanno calcato il palco del teatro dell’IPM. Non è  solo importante, ma necessario, che i ragazzi appartenenti ad istituti del genere possano avere la libertà di esprimersi e più di tutto conoscersi attraverso l’attività artistica: il teatro, il cinema, il rap, la street art non sono altro che modi alternativi per conoscere sé stessi e gli altri, per domandarsi davvero chi siamo e chi vogliamo diventare. 

Il dramma shakespeariano riflette sulla questione della vendetta: 

Se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.”

 Molte volte ci sono state raccontate storie di detenuti che per orgoglio o per vendetta si sono trovati a scontare anni di reclusione. Non a caso il “regista”, ovvero il personaggio che durante la messinscena ha coordinato le azioni degli altri suoi compagni sul palco, si rivolge al pubblico chiedendo cosa dovesse fare il principe di Airola, se vendicare o no l’uccisione del padre da parte dello zio: la sua non è altro che una richiesta di aiuto rivolta al resto della società. Non bisogna addossare colpe, bisogna comprendere e dialogare per il bene della comunità. 

Messaggio ancor più evidente alla fine dello spettacolo,  dove Amleto, principe di Airola, sfoderando il proprio pugnale e puntandolo alla trachea dello zio, uccisore del padre, si rivolge al pubblico, lo stesso che lo ha intimato di non compiere la vendetta, e confessa: «Avete ragione, chesta nun è a vita mij ».


Questo articolo si inserisce all’interno della collabborazione nata tra CCO- Crisi Come Opportunità, Dominio Pubblico e l’Istituto Superiore A. Lombardi, Airola (BN).