Il racconto di Carmen Bagalà prosegue nella Calabria che rivela i suoi molteplici volti
22.01.2020
Locri. All’ingresso dell’istituto comprensivo Mazzini ci accoglie un lenzuolo con una scritta: “Il nostro spazio non è adeguato. Il vostro silenzio è un crimine di stato”.
Crimine di stato, penso io…colpa dello stato. Perché questo molti ragazzi incontrati in questi giorni pensano.
E’ sempre colpa dello Stato, non della ‘ndrangheta, dell’indifferenza di chi dovrebbe e potrebbe far qualcosa, ma dello Stato, un’entità senza nome e senza volto lontana da loro. Beh, è più facile pensarla così, mi dico.
La porta della classe dove stiamo entrando ha una maniglia rotta e non funzionante, messa lì senza troppa cura, come molte ne vediamo salendo verso la classe che ci aspetta.
Una diffidente terza classe ci accoglie. Sono tutte donne, molte vengono dai paesini dell’area. Fortunatamente con noi c’è Giuseppe (Gaudino, attore e formatore nel progetto Palcoscenico della Legalità ndr) che prende subito in mano la situazione e aiuta a sciogliere l’imbarazzo iniziale.
Tra sguardi straniti, risatine e diffidenza, abbiamo imparato una cosa nuova: ‘LA PROCEDURA’.
Più o meno funziona così: nel 2020 una ragazza ed un ragazzo che si piacciono inizialmente possono solo guardarsi da lontano, in chiesa, al supermercato, in luoghi pubblici. Dopo qualche tempo possono iniziare ad avere qualche contatto tramite Facebook (sempre che la ragazza lo abbia, perché i genitori spesso impediscono che le ragazze abbiamo un loro account). Passato un altro arco temporale si passa al telefono. Per circa 1 anno la procedura è segreta, genitori e parenti non ne sanno nulla. Dopodiché il ragazzo, accompagnato dal padre, si presenta al padre della ragazza con la richiesta di poter entrare in casa. Una volta avuto l’accordo le porta l’anello… Sì, l’anello di fidanzamento, proprio quello.
A questo punto i due possono iniziare ad incontrarsi dal vivo, sotto gli occhi attenti dei genitori o dei fratelli della ragazza!
Ovviamente la procedura ha lo scopo di portare al matrimonio e nel caso “sfortunato” in cui la relazione non funzioni e la ragazza decida di rompere, viene immediatamente additata come una “poco di buono”!
La riflessione di Co2 onlus.
Questa Procedura, ci ha lasciato basiti. Tanto usuale e naturale per loro quanto lontana da qualunque nostra concezione di relazione in questo tempo.
E noi, cosa possiamo fare? E loro cosa vorrebbero davvero? Torniamo a casa e ci portiamo nel cuore la certezza che è qui che dobbiamo stare e operare, che siamo fortunati di esserci arrivati e che non si può tornare indietro. Che lavorare sulla questione di genere è sempre più importante, a tutte le latitudini, certo, ma in qualche luogo fondamentale.