Il cortometraggio “Dura Lex” in anteprima al Napoli Film Festival

Nel 2021, dal laboratorio di scrittura e scenografia tenuto da Fabrizio Nardi nell’IPM di Airola (BN), nell’ambito del progetto Presidio Culturale Permanente negli Istituti Penali Per Minorenni, è nato Dura Lex, il cortometraggio scritto dai ragazzi minori detenuti per la regia di Maurizio Braucci.

L’aula di un tribunale. Imputato e giudice sono uno di fronte all’altro. L’attesa del verdetto diventa elemento catalizzatore di due storie diametralmente opposte, ma che hanno impresso nella pelle la stessa origine.
Questa la storia di Dura Lex, che verrà proiettato in anteprima il 26 settembre alle ore 18,45 all’Istituto Francese di Napoli, come evento Fuori Concorso alla 23esima edizione del Napoli Film Festival.

Prodotto da Antonio Acampora e Armando Ciotola per CinemaFiction, casa di produzione e scuola di recitazione cinematografica con sede a Napoli, in associazione con CCO – Crisi Come Opportunità, “Dura Lex” è stato ideato e scritto dai detenuti del corso di sceneggiatura condotto da Fabrizio Nardi, e realizzato nell’ambito del progetto “Presidio Culturale Permanente nell’Istituto Penale per minorenni di Airola”, con il sostegno di Fondazione “Alta Mane Italia” e coordinato dal rapper Luca Caiazzo, in arte “Lucariello”, grazie alla collaborazione della Direttrice dell’IPM di Airola Marianna Adanti.

“Come regista mi sono messo al servizio di un’idea venuta dai detenuti di Airola. Il rapporto con gli avvocati, l’attesa della sentenza, la trepidazione dei familiari lì convenuti, si sono mischiati in loro alla visione di un legame inatteso con chi doveva decidere di una condanna o di un’assoluzione. È una storia che ho sentito come misteriosa, perché conteneva al suo interno qualcosa di simile all’illusione e alla speranza, esprimeva una visione sentimentale e che infatti è stata radicata dagli autori-detenuti nel loro passato adolescenziale. Il tema è certamente relativo alla differenza tra obbligo morale ed esercizio di una funzione giudiziaria, relativo alla complessa relazione che può esserci tra amicizia e visione obiettiva. Il risultato è una storia amara in cui il protagonista ripone la sua speranza di libertà in una resa dei conti morale che viene dal passato. Anche se basata su un assurdo, io credo che questa storia abbia un significato più profondo di quanto appaia, cerca infatti di comunicarci la consapevolezza di un dissidio tra la forza dei legami umani e quella della legge”, racconta Maurizio Braucci.

In scena Antonio Braucci, Manfredo Palumbo, i giovani Raffaele Russo e Cristian Isaia, e ancora Emanuele Valenti, Domenico Ciruzzi e Anna Lucia Pierro. La fotografia in bianco e nero è firmata da Stefano Falivene.

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